La Gendarmeria ha rinvenuto un revolver “Smith & Wesson” calibro 38 speciale e alcune cartucce nell’abitazione utilizzata dal titolare in via CB 31 a Campobello di Mazara. Ieri è stata perquisita la casa dei suoceri morti da tempo di Andrea Bonafede.
L’immobile, disabitato da tempo, si trova a poche centinaia di metri dall’abitazione e dall’appartamento di Luppino dove si dice abiti il boss.
Nel frattempo, l’uomo che ha prestato la sua identità al boss della mafia decide di tacere davanti a un giudice istruttore.
Gli inquirenti del Campobello di Mazara hanno proseguito le ricerche, cercando elementi utili a scoprire la rete di fiancheggiatori che hanno sostenuto la latitanza di Matteo Messina Denaro.
Nell’abitazione di vicolo San Vito, in via Cb31, i carabinieri hanno rinvenuto un revolver “Smith & Wesson”, calibro 38 special, con matricola consumata, da 5 colpi e un altro da 20 colpi dello stesso calibro. Scatola di proiettili.
L’arma, che è stata consegnata al RIS per l’analisi, è stata caricata e nascosta sullo sfondo di un mobile da cucina completamente smontato. Un’indagine tecnica dimostrerà se è stato utilizzato in alcuni degli omicidi contestati al boss.
Ieri notte i carabinieri del Ros hanno perquisito l’abitazione dell’ex cognato di Andrea Bonafede, che ha prestato l’identità ai suoi capi ed è in carcere da lunedì. Il coniuge è morto da molti anni e la casa è disabitata da tempo: si trova in via San Giovanni, a poche centinaia di metri dall’abitazione di Giovanni Lupino e dall’appartamento dove Messina Denaro avrebbe abitato fino allo scorso giugno. Intanto Andrea Bonafede ha deciso di tacere davanti al gip.
La strategia difensiva è cambiata nettamente rispetto alla prima fase delle indagini, quando gli inquirenti hanno sentito Bonafede fare mezze confessioni.